Fontaneto d'Agogna
Nel cuore delle Colline Novaresi

Il comune di Fontaneto d'Agogna (Funtanéi nel dialetto locale) conta 2.685 abitanti e si trova nella provincia di Novara. Dislocato nell'area delle Colline novaresi, parte del suo territorio è compresa nella Riserva naturale orientata delle Baragge.
Torrenti e fontanili
L'acqua è un elemento ricorrente a Fontaneto: il territorio non solo è attraversato dai torrenti Agogna e Sizzone, ma può anche contare su numerosi fontanili che stillano acqua alimentata da falde acquifere poco profonde. La più celebre è certamente la cosiddetta Fontana di San Martino, le cui acque erano tradizionalmente oggetto di culto. Sono inoltre presenti il fontanile delle Botti sul confine meridionale del Comune, il Cavo Ferri presso l'area industriale, il Cavo Oriale in centro paese, il Cavo Borromeo presso il ponte sul torrente Agogna, il Cavo Cacciana presso l'omonima frazione e il Fontanone in collina.
Un po' di storia
Il toponimo Fontaneto (derivante dal latino fontana, di fonte, qui collettivizzata tramite il suffisso -etum) si riferisce alla presenza di numerose sorgenti d'acqua sul territorio comunale. L'importanza dell'acqua nella storia del paese si nota anche dalla presenza, nello stemma comunale, dei due torrenti e di cinque fonti zampillanti.
Il primo documento che attesti la fondazione di un castrum nel territorio che oggi corrisponde a Fontaneto d'Agogna risale al 908 ad opera di Berengario I. A fronte della diffusione della pataria, il movimento che si opponeva alla dilagante corruzione negli ambienti del clero, nel novembre del 1057 a Fontaneto fu indetto un sinodo per la sua condanna, ad opera dell'arcivescovo Guido da Velate.
Il castrum fortificato di Fontaneto, così come quelli di altri paesi del novarese, fu demolito nel 1362 per volere di Galeazzo II Visconti che in quegli anni era in guerra con il Marchese del Monferrato Giovanni II; la decisione fu presa per evitare che il castrum cadesse in mano nemica. Risale al Quattrocento un intervento di recupero del castrum tramite la costruzione al suo interno di una torre per volontà del consigliere del duca Gian Galeazzo Visconti, Manfredo Barbavara. Nonostante la torre di guardia, Fontaneto fu saccheggiata da Facino Cane, nemico dei Barbavara, e riuscì a risollevarsi solo nel 1456, dopo la costruzione di un nuovo grande castello sui resti di antichi edifici abbaziali.
Nel XVI secolo la popolazione fu decimata a causa delle epidemie di tifo e peste, in seguito alle quali si costituirono delle confraternite caritative. Nel corso della dominazione spagnola nel novarese, il castello di Fontaneto fu fulcro di numerosi scontri tra le truppe spagnole e francesi che si risolsero con la distruzione del castello (che venne poi ricostruito sotto le vesti di palazzo signorile) e di numerose chiese e abitazioni. Risale al XVIII secolo il passaggio di Fontaneto d'Agogna e dell'intero novarese ai Savoia. Nell'Ottocento il castello e le altre strutture viscontee passarono di proprietà ad altre famiglie, tra cui i Colleone, i Del Maino e i Rovida.
Nel corso della prima guerra mondiale numerose furono le perdite in termini di vite umane nei vari fronti, come testimonia il monumento ai caduti di Piazza della Vittoria. Così come Suno, Borgomanero e altri comuni, Fontaneto fu protagonista della Resistenza nel medio novarese durante la seconda guerra mondiale. Il 20 settembre 1944 le forze fasciste saccheggiarono e incendiarono buona parte della frazione Cacciana, a sud dell'abitato di Fontaneto: 54 tra cascinali e abitazioni furono distrutti e gran parte del bestiame ucciso. La decisione di incendiare la frazione fu molto probabilmente conseguenza dell'appoggio di un'industria molitoria con sede nelle immediate vicinanze della Cacciana e di gran parte degli abitanti della frazione nei confronti dei partigiani. La frazione fu ricostruita in tempi brevi; in ricordo dell'incendio è oggi presente un monumento realizzato da un artista fontanetese presso l'entrata nord dell'abitato.
Luoghi di interesse
Chiesa Parrocchiale della Beata Vergine Maria Assunta
Sorge a sud del nucleo abitato principale, nei pressi del cimitero; fu infatti eretta su una preesistente chiesa cimiteriale del X-XI secolo. Nella seconda metà del XV secolo fu ricostruita per volere di Filippo Maria Visconti, a navata unica, rivolta ad oriente. A metà del XVI secolo fu eretto il campanile a lato del presbiterio e nel 1617 fu aggiunto il coro. Tra il 1628 e il 1630, in periodo barocco, l'edificio fu ampliato in lunghezza ed in altezza mentre nel 1827 vennero costruite le due navate laterali. A metà dell'Ottocento l'architetto Alessandro Antonelli realizzò la rotonda di Sant'Alessandro, ossia uno scurolo per custodire le spoglie del santo portate da Roma, opera ristrutturata nel 2014 in occasione dei solenni festeggiamenti di Sant'Alessandro. Si tratta di un edificio a pianta circolare, collegato alla chiesa, che riprende lo stile classico romano. All'interno sono custodite importanti opere pittoriche risalenti al Cinquecento e al Seicento.
Castello
Il castello di Fontaneto d’Agogna sopravvive oggi in un complesso di edifici di epoca seicentesca situato nell’area compresa fra piazza Annunciata e piazza Castello, sul luogo che corrisponde a quello che fu lo spazio interno della fortezza fondata negli anni Cinquanta del XV secolo da Filippo Maria Visconti, uomo politico legato al ducato milanese degli Sforza. L’aspetto del castello, che doveva apparire ultimato agli inizi del Cinquecento, è noto dalle fonti storiche che lo descrivono come una rocca costruita su pianta quadrilatera, con quattro torri angolari cilindriche e fossato perimetrale.
Gli edifici oggi superstiti sono in prossimità di piazza Castello, e rappresentano quanto del nucleo residenziale fu conservato e recuperato dalla famiglia Visconti dopo la demolizione degli impianti di difesa e di una consistente porzione del castello avvenuta entro la metà del Seicento.
Fra i numerosi elementi decorativi conservati spicca un fregio con cornici in cotto realizzato agli inizi del Cinquecento. Posto al di sopra di una loggia in granito, riproduce una sequenza di dodici stemmi araldici delle famiglie nobiliari che nel tempo furono alleate dei Visconti di Fontaneto.
Attualmente residenza privata, il castello non è visitabile al pubblico.
Oratorio dei Santi Fabiano e Sebastiano
L'oratorio, che occupa un quarto della navata mediana dell'antica chiesa benedettina dedicata a San Sebastiano, è un piccolo edificio situato nella parte ovest di Piazza Castello nel centro del paese. Presenta una facciata barocca e un portale su cui campeggiano gli stemmi dei Visconti e dei Rovida che finanziarono la sua ristrutturazione.
Chiesa e Fontana di San Martino
Posta nell'omonima frazione, a pochi metri dalle risorgive conosciute come Fontana di San Martino, la chiesa fu citata nelle Consignationes della curia novarese nel 1347. Oggi presenta tre navate (frutto di interventi ottocenteschi) e una facciata con affreschi del XVIII secolo sopra l'entrata principale. Un unico affresco risalente all'epoca dell'oratorio originario, raffigurante la Madonna del Presepe e attribuito a Sperindio Cagnola si è conservato fino a noi: fu proprio grazie alla grande devozione che gli abitanti della frazione nutrivano nei confronti dell'affresco che il Vescovo di Novara nel 1820 decise di costruire le nuove navate e di trasferire l'opera sull'altare di destra.
Torre del Mirasole
La cosiddetta “Torre del Mirasole” è un edificio che sorge sulle colline in direzione del comune di Ghemme. La realizzazione della Torre è stata inizialmente attribuita al periodo medievale. Studi effettuati negli anni novanta del secolo scorso ne fanno però risalire la costruzione durante il secolo XIX. Percorrendo via Monte Grappa, la Torre del Mirasole la si trova sulla destra tra la località Case Nuove e la località Tapulino: ci si deve però inoltrare lungo sentieri sterrati, un percorso che consigliamo soprattutto nei mesi primaverili ed estivi, sia a piedi che in mountain bike.
Riserva naturale orientata delle Baragge
Il territorio di questa riserva comprende principalmente, all'interno dell'area comunale, la frazione Croce e la località Cascinetto, ed è caratterizzato dalla presenza di esemplari di betulla e da un terreno tipicamente argilloso, fine, con pessimo drenaggio e per nulla fertile, sul quale si sviluppano esemplari di brugo e molinia, che contribuiscono, assieme alle peculiarità già dette, a rendere l'intero paesaggio una sorta di savana piemontese, nella quale sono presenti specie di farfalle a rischio di estinzione, come la Coenonympha oedippus,che con la loro bellezza incrementano il prestigio che questo bioma già possiede.